Curcio Medie

Gli edifici destinati al culto cristiano (v. cristianesimo) si distinguono in due tipi fondamentali: quello a pianta longitudinale o basilicale e quello a pianta centrale.

Ambedue i tipi, adottati dall’architettura cristiana nascente, si presentano come derivazioni, talvolta adattamenti, di precedenti edifici romani e precisamente della basilica romana il primo e del mausoleo (per esempio, Santa Costanza) o del tempio pagano (per esempio, il Pantheon) il secondo. Innumerevoli furono nel corso dei secoli le modificazioni ed elaborazioni di questi due tipi principali che finirono con il fondersi insieme e con il determinare un terzo tipo architettonico, con pianta cruciforme e cupola innestata all’incrocio tra il braccio longitudinale (navata) e quello trasversale (transetto). In periodo paleocristiano i tipi sono ancora ben distinti, essendo in genere la basilica a una o più navate destinata alle funzioni di culto e l’edificio a sistema centrale, sia esso a pianta quadrata, ottagona o circolare destinato alla somministrazione del battesimo (battistero). Dell’uno e dell’altro tipo sono numerosi gli esempi a Roma (Santa Sabina, Santi Cosma e Damiano, battistero Lateranense ecc.) e Ravenna (Sant’Apollinare Nuovo, battistero degli Ortodossi ecc.). In un secondo tempo anche gli edifici a pianta centrale furono usati per funzioni di culto; anzi, a tale tipo s’ispirò l’architettura carolingia nell’elaborazione di forme architettoniche bizantine (v. arte bizantina). Delle molteplici varianti e derivazioni del tipo di chiesa a pianta basilicale, la più comune e persistente in Occidente è quella della chiesa a pianta a croce latina, sia per la relativa facilità di costruzione sia per la maggiore capacità sia per il valore simbolico intimamente connesso al sacrificio di Cristo.
Le strutture tuttavia si modificano. Alle coperture architravate delle basiliche paleocristiane si sostituiscono le volte. In periodo romanico s’inserisce una cupola con tiburio all’incrocio della navata centrale con il transetto e spesso la facciata è fiancheggiata da due torri. Si moltiplicano le cappelle lungo le navate laterali e dietro il presbiterio si apre il deambulatorio. Lo stesso tipo di pianta, ulteriormente elaborato, con più absidi, provvisto di cappelle radiali, è usato negli edifici sacri del periodo gotico, caratterizzati dalla leggerezza delle strutture portanti, dall’ardito slancio verticale delle volte e dalla ricca ornamentazione plastica del paramento esterno.

Anche nel rinascimento, nonostante il ripristino del sistema a pianta centrale (nelle sue varie soluzioni) inteso come modello di perfezione architettonica (Alberti, Bramante), prevalgono le chiese a pianta longitudinale, con o senza transetto, sormontate da una grandiosa cupola. La ricostruzione della basilica di San Pietro a Roma, nelle sue alterne vicende, ne rappresenta un esempio illuminante. La concezione architettonica rinascimentale, malgrado le scarse realizzazioni pratiche, influenza tutta l’architettura sacra del Cinquecento ed è in parte accolta anche dal barocco che elabora il sistema centrale, ma su pianta ellittica e con strutture libere, nel totale rifiuto di ogni principio di armonia concentrica e simmetrica (San Carlo alle Quattro Fontane, Sant’Ivo alla Sapienza, Sant’Andrea al Quirinale, a Roma).

Sui presupposti dell’architettura palladiana, nei secoli XVII-XVIII, si elabora fuori dall’Italia un tipo di chiesa più fedelmente ispirato alle forme dell’architettura classica (colonnati, frontoni ecc.) che conferisce spesso all’edificio sacro l’aspetto di un tempio pagano. Nel XIX secolo in tutta Europa si verifica un ritorno agli stili passati (soprattutto al gotico e al rinascimentale) e sorgono tipi di chiesa che, nel migliore dei casi, rappresentano copie fedeli, e nel peggiore, ibride contaminazioni di edifici antichi.
L’architettura contemporanea, dopo infelici tentativi di introdurre il concetto razionalistico e funzionalistico anche nell’edificio sacro, ha recentemente adottato forme più libere e originali, più vicine alle tendenze delle arti figurative che non a quelle dell’architettura vera e propria. Per quanto concerne la decorazione delle chiese, in periodo paleocristiano vaste superfici interne della chiesa (catino, cupola, pareti delle navate) erano decorate a mosaico e, nelle chiese più povere, a fresco con intento prevalentemente didattico-illustrativo. Tale uso ebbe una considerevole rifioritura nei secoli XI-XIV, soprattutto per merito della seconda rinascenza bizantina.
L’ornamentazione plastica (transenne, capitelli all’interno, statue e rilievi all’esterno), strettamente legata a un linguaggio simbolico in parte a noi ancora oscuro, caratterizza invece gli edifici sacri del periodo romanico e, più ancora, di quello gotico, in cui l’ornamentazione esterna delle chiese diviene completa (non più solo nella facciata) e ricchissima (per esempio, il duomo di Milano conta oltre tremila statue).

La decorazione rinascimentale delle chiese è per lo più riservata all’interno, dove stupendi cicli di affreschi celebrano, insieme con le sacre storie, costumi e fatti di personaggi dell’epoca. In funzione architettonica, più che decorativa, illustrativa o celebrativa è la decorazione pittorica delle chiese barocche (v. barocco), i cui soffitti e cupole si aprono in prospettive aeree e in glorie a cielo aperto con sorprendente effetto illusionistico. Dopo le esuberanze e aberrazioni decorative del rococò (specialmente in Francia e Austria), l’ornamentazione interna ed esterna delle chiese perde importanza e si riduce in genere al decoro degli altari, dell’abside e delle cappelle laterali.