Curcio Medie

Con questo termine si indicano gli abitanti dell’antico Egitto.

La valle del Nilo è occupata, dal V millennio a.C., da una popolazione di tipo camitico che assimila elementi semitici e negroidi e conserva una notevole stabilità. Tra il V millennio e l’inizio del regno antico (2780 a.C.) si fissano gli elementi della civiltà egizia, ma su questo periodo, che comprende l’epoca detta predinastica e quella tinitica (I e II dinastia), si sa poco, risalendo i primi monumenti scritti conosciuti più o meno al 3000 a.C.
Sembra che, dopo una prima unificazione ad opera di una monarchia settentrionale, all’inizio del IV millennio un re Scorpion del Sud e il suo successore Narmer, forse da identificare con il mitico Manes, abbiano unificato il paese, fondando la monarchia faraonica. Il trasferimento della capitale da This, localizzata presso Abydos, a Menfi segna l’inizio del regno antico o antico impero (2780-2400 a.C.), che è un periodo di grande prosperità e potenza: a esso risalgono le piramidi fatte innalzare dai faraoni della IV dinastia (2723-2563 a.C.) Cheope, Chefren e Micerino e durante questo periodo viene conquistata la Nubia.
Segue un periodo di grande fermento sociale, accompagnato dalla crisi del potere centrale: è il cosiddetto primo periodo intermedio (2400-2200 a.C.), durante il quale l’Egitto è preda dell’anarchia, per trovarsi infine diviso nuovamente in due regni, con centro a Herakleopolis e a Tebe, mentre invasori stranieri dominano al nord. La riunificazione del paese appare compiuta sotto Mentuhotep, discendente dei governatori tebani, verso il 2060. Inizia così il medio impero (2065-1585) con centro prima a Tebe, poi a Menfi, nel corso del quale si ha un periodo di grande splendore sotto i faraoni della XII dinastia, specialmente con Senostris III (1887-1850): alla stabilità interna fa riscontro la continuazione dell’espansione in Nubia e la creazione di confini fortificati a sud e a nord-est.

Il potere del faraone è di nuovo assoluto, ma non per molto tempo: sotto la XIII e XIV dinastia si torna all’anarchia, aggravata dall’invasione degli Hyksos, termine generico che designa popolazioni semitiche, e di altre che invadono il delta del Nilo spingendosi poi a sud. Si ha allora il secondo periodo intermedio (1785-1580), durante il quale regnano due dinastie Hyksos, la XV e la XVI. Ben presto, però, un regno egizio si ricostituisce nell’alto Egitto, che sfugge al dominio degli invasori: di qui parte l’azione di riconquista e di riunificazione del paese, completata da Ahmosis, fondatore della XVIII dinastia, con la quale ha inizio il nuovo impero (1580-1200), che ha per centro Tebe.
Sotto Tutmosi III (1504-1450), l’Egitto raggiunge il massimo della sua espansione, che non si indirizza ormai più solo al sud, ma anche a est, sino all’Eufrate. Si tratta di una linea espansionistica nuova rispetto a quella delle precedenti dinastie, che si riflette anche sul piano culturale con l’accentuarsi degli influssi orientali. Secondo alcuni, questi sarebbero presenti nel tentativo di riforma religiosa di Amenophis IV (1372-1354), che cerca di sostituire al culto di Ammone quello solare di Aton. Agli ultimi faraoni della XVIII dinastia, tra i quali Tutankhamon, succede il generale Horembeb. Intanto le conquiste orientali erano state compromesse dall’espansione degli ittiti, contro i quali combattono i faraoni della XIX dinastia.
Ramses II (1298-1232) tuttavia, dopo averli sconfitti a Kades, in Siria, di fronte alla nuova minaccia assira stipula con loro un trattato (1272) che prevede il reciproco aiuto. Ma poco dopo comincia la definitiva decadenza dell’Egitto: mentre l’emigrazione indoeuropea comincia a far sentire la sua pressione sul paese, aumenta la disorganizzazione interna. Gli sforzi di riorganizzazione di Ramses III (1198-1166) e le vittorie sui cosiddetti popoli del mare, cioè sulle tribù indoeuropee che cercano di penetrare in Egitto, non valgono a impedire il ritorno all’anarchia: un potere di fatto si stabilisce nell’alto Egitto, a opera di un sacerdote di Ammone. Si afferma in seguito una dinastia di origine libica (la XXII, 950-730), che però non riesce a evitare la divisione del paese, dovuta al prepotere dei sacerdoti tebani finché una dinastia etiopica, la XXV (751-663), si afferma dapprima nel sud e poi anche nel nord, dove nel frattempo un’opera di riunificazione aveva svolto la XXIV dinastia.
La dinastia etiopica è definitivamente espulsa dall’Egitto nel 664. Con l’aiuto di mercenari greci, Psammetico I (663-609), fondatore della dinastia saitica (la XXVI, 663-525), ristabilisce l’indipendenza dell’Egitto; poi, sempre con l’aiuto dei greci, ai quali fa concessioni che portano alla fondazione della colonia di Naucrati, Psammetico ripristina anche l’unità interna. I suoi successori riprendono le ostilità contro gli imperi asiatici, ma senza successo: Nekao è sconfitto a Karkemis dal babilonese Nabucodonosor (605). Il colpo di grazia all’ultima grande dinastia faraonica viene però dai persiani, con la vittoria riportata a Pelusio da Cambise su Psammetico III (525).
Da allora, fino al 405, si ha la prima dominazione persiana, durante la quale si succedono sul trono faraonico Cambise, Dario I, Serse, Artaserse e Dario II. Gli egizi, che avevano già tentato delle rivolte (nel 486 e 460), riescono infine a scacciare i persiani. Nascono allora le ultime dinastie indigene indipendenti, che si servono spesso dell’aiuto greco. Nel 341 Artaserse III riesce a ripristinare la dominazione persiana, che dura però solo fino al 332, quando Alessandro Magno, vinto Dario III a Isso (333), si impadronisce dell’Egitto, che lo accoglie come un liberatore.
Affidato il paese a due strateghi, Alessandro riprende la lotta contro Dario e la città da lui fondata alla bocca del Nilo, Alessandria, è destinata a diventare un grande centro della cultura ellenistica (v. ellenismo), che progressivamente si afferma anche in Egitto. La morte di Alessandro Magno (323) aprì le lotte per la successione e la spartizione dell’impero. Nel 321 un suo generale, Tolomeo di Lago, assicuratosi saldamente il dominio dell’Egitto, fondò la dinastia detta «tolemaica» che regnò fino all’anno 30 a.C., quando Cleopatra VII si dette la morte in seguito alla sconfitta subita per opera di Augusto e l’Egitto divenne parte dell’Impero romano.
Augusto ne fece un territorio dipendente direttamente dall’imperatore che lo governava tramite un prefetto, appartenente sempre all’ordine dei cavalieri. Nel 115 d.C. si ebbe una ribellione, domata poi da Adriano. L’Egitto rimase provincia dell’Impero romano d’Oriente (Bisanzio) fino al 640, quando l’invasione araba aprì un nuovo periodo della sua storia.