Curcio Medie

Letteratura
La letteratura latinoamericana dal dopoguerra alla fine della dittatura non è facilmente riconducibile ad un’unica corrente. Nei racconti e nella poesia degli scrittori sudamericani dell’epoca, infatti, si riconoscono elementi diversi: il realismo, il materialismo, lo spiritualismo.
Nelle loro opere era presente un senso tragico dell’esistenza, legato alle esperienze politiche, economiche e sociali del continente. A livello linguistico, la libertà e la voglia di sperimentare nuove forme espressive, tipica dell’inizio del secolo, finì per essere abbandonata a favore di una forma estremamente elaborata e controllata, talvolta preziosa. Due sembrano essere i filoni più importanti:

- la narrazione realista
- la narrazione fantastica (o surreale).

Entrambe denunciavano fortemente lo stato di disagio politico, sociale, culturale dei Paesi latinoamericani, e per questo gli scrittori vennero spesso perseguitati e costretti all’esilio.

Il cileno Pablo Neruda (1904-1973) rappresentò bene questa realtà: divenuto famoso negli anni Venti per le sue poesie “fantastiche”, in cui forte era l’angoscia esistenziale, mutò radicalmente la sua poetica per passare ad una letteratura di denuncia politico-sociale dopo la guerra civile in Spagna, dove combatté a fianco dei repubblicani. Tornato in patria nel 1943, fu costretto ad espatriare poco tempo dopo per la sua attività nel Partito Comunista.

L’autore più significativo della corrente fantastica fu invece l’argentino Jorge Luis Borges (1899-1984), uno dei più grandi scrittori di tutto il Sud America. Le sue opere esprimevano il dramma della vita umana ed erano caratterizzate da una sapiente commistione di elementi provenienti da culture diverse, sia da quelle precolombiane sia da quelle europee.
Negli anni Sessanta la letteratura latinoamericana conobbe un’enorme diffusione in Europa, una vera e propria “scoperta”, stimolata probabilmente dalla contestazione giovanile contro ogni forma di autorità nata a quell’epoca negli Stati Uniti e in Europa: in quel contesto, infatti, la voce degli scrittori sudamericani venne accolta come espressione di un continente fortemente represso.

Si impose poi il realismo magico, che univa le due grandi correnti della letteratura del Sud America: il realismo e la componente fantastica. Per realismo magico si intende uno stile che esprime la magia, il fato, il caso, che sono nascosti dietro la realtà; è un filone letterario in cui rivive l’intero spirito di un continente, diviso tra la ragione e la superstizione, tra la modernità e la tradizione, tra l’oppressione e la voglia di libertà. L’autore che meglio rappresenta questa corrente, uno dei più famosi dell’intero Sud America, è il colombiano Gabriel Garcia Marquez (nato nel 1928). Nel 1967 il suo capolavoro, Cent’anni di solitudine, riscosse successo a livello mondiale e nel 1982 Marquez venne insignito del premio Nobel per la letteratura.

Arte
La storia dell’America latina si riflette anche nell’arte. Due diverse concezioni artistiche si confrontano:

- una che segue le tendenze internazionali, legata ai gruppi al potere,
- l’altra detta “popolare”, dove l’elemento internazionale si fonde con quello locale, soprattutto con il folklore indigeno.

All’inizio del secolo questa seconda forma d’arte trovò espressione nel muralismo, sorto in Messico intorno al 1910. I muralisti rifiutavano la tradizionale pittura di cavalletto e proposero opere monumentali, destinate al popolo, dunque celebrative e allo stesso tempo educative. Era un’espressione artistica adatta all’edilizia pubblica: riempiva i muri dei palazzi e delle città e riproponeva come principale tecnica l’affresco, caratterizzato da accesi colori, che erano i veri protagonisti di quella corrente. Dagli anni Trenta il movimento si diffuse anche al di fuori del Messico (Argentina, Brasile, Perù) e negli anni Settanta venne riscoperto soprattutto in Cile, quando la tecnica del mural divenne un importante mezzo di propaganda dell’esperimento socialista di Allende. Gli esponenti più importanti del muralismo furono Diego Rivera (marito di Frida Kahlo), Orotzo e Siqueiros.

Murale - Città del Messico, Teatro de los Insurgentes, Diego Rivera

Architettura ed urbanistica
I contrasti sociali sono ancora più evidenti nell’urbanistica e nell’architettura. L’esistenza di modernissimi ed imponenti quartieri esprime la natura più profonda di questi Paesi, dove l’anima povera (o poverissima) della società convive con la grande ricchezza di molti.
Infatti, come in tutti i Paesi in via di sviluppo, anche quelli del Sud America conobbero un enorme sviluppo urbano nel secondo dopoguerra, soprattutto dalla metà degli anni Cinquanta: le città si arricchirono di grandiosi palazzi governativi, affiancati da modernissimi quartieri residenziali e commerciali. Ma la veloce e intensa urbanizzazione, legata allo sviluppo dell’industria, portò anche alla crescita, nelle periferie, di quartieri popolari fortemente degradati, privi perfino dei servizi principali (acqua, corrente elettrica).
Il gigantismo delle città contrasta, dunque, con la realtà socio-economica delle nazioni in cui si trovano. Tuttavia non si può negare il valore di alcune realizzazioni brasiliane degli anni Cinquanta.

In Brasile, all’inizio del secolo si diffuse il funzionalismo, che riprendeva l’esperienza tedesca della Bauhaus (sviluppata negli anni della Repubblica di Weimar, nel primo dopoguerra). Lucio Costa e Oscar Niemeyer, i due architetti più importanti, nel 1957 elaborarono il piano urbanistico della nuova capitale del Brasile, Brasilia, voluta dal presidente Kubitschk e sorta in una zona poco popolata.
Il progetto sviluppava un disegno a forma di croce, dove la via principale era destinata ad essere percorsa e l’altra allo sviluppo delle costruzioni. Nel progetto vennero previsti e risolti tutti i problemi: il traffico, i percorsi a piedi, lo sviluppo omogeneo della città. Inoltre Niemeyer progettò e realizzò palazzi estremamente innovativi, come quello per il presidente della Repubblica e la cattedrale della città.
L’instabilità politica, tuttavia, non permise la realizzazione dell’intero progetto, e questo finì per provocare una dura reazione verso l’intero movimento funzionale.