Curcio Medie - Ugo Foscolo

Ugo Foscolo nacque a Zacinto nel 1778; il padre era veneziano e la madre greca e infatti il suo luogo natìo fu una delle isole Ionie, che oggi si chiama Zante.
Dopo la morte del padre si trasferì a Venezia e divenne un sostenitore di Napoleone, dal quale però rimase deluso quando egli cedette Venezia all’Austria con il trattato di Campoformio.
Per questo motivo si trasferì a Milano dove si arruolò nell’armata francese. Quando nel 1814 venne restaurato il dominio austriaco sul Lombardo – Veneto, in seguito alla caduta di Napoleone, Foscolo fu invitato a collaborare con l’amministrazione austriaca ma rifiutò e andò in esilio volontario a Londra, dove morì poi nel 1827.

Lo stile di Foscolo
Trovandosi a cavallo tra due secoli, le opere di Foscolo hanno elementi illuministici, romantici e neoclassici.
Infatti venne fuori la fiducia nella ragione e la visione materialistica e atea della realtà, caratteristiche tipiche del dell’illuminismo settecentesco.
Un atteggiamento romantico invece si riscontrava nella rivalutazione delle passioni, poiché secondo lui ciò che contraddistingueva gli uomini valorosi era proprio la capacità di provare sentimenti intensi.
Dal neoclassicismo invece Foscolo riprende l’aspirazione a una poesia equilibrata.
Foscolo adotta uno stile caratterizzato da una forma composta, con un linguaggio elevato e letterario, pieno di figure retoriche e latinismi.

Le opere
Le sue opere più importanti sono:
- Le ultime lettere di Jacopo Ortis: del 1802, si tratta di un romanzo epistolare. I protagonisti infatti si scambiavano le lettere e in questo modo esprimevano i loro sentimenti e le loro passioni;
- I sonetti: sono dodici componimenti scritti tra il 1798 e il 1803, i cui temi sono l’amore, la guerra, la morte, l’esilio;
- Le odi: questi componimenti esaltano la bellezza femminile e sono dedicate a due donne, “A Luigia Pallavicini caduta da cavallo” e “All’amica risanata”;
- I sepolcri: questo carme di 295 endecasillabi sciolti, del 1807, venne dedicato all’amico poeta Ippolito Pindemonte.Questo componimento invita a custodire il ricordo del passato e delle persone care attraverso i sepolcri, appunto, poiché le tombe garantiscono la sopravvivenza degli ideali;
- Le Grazie: questo carme, rimasto incompiuto, fu dedicato a Venere, dea della bellezza, Vesta, dea della virtù e Pallade, dea della sapienza. Foscolo volle esaltare la bellezza e l’armonia che rende più gentili le passioni umane.

Alla sera
Questo sonetto, composto nel 1803, è dedicato alla sera. Foscolo vede nella sera il simbolo della pace eterna, per cui crea un’analogia tra questa parte della giornata e la morte. Questa quiete viene intesa dal poeta come una tregua rispetto alle ansie della vita e quindi ne viene fuori una connotazione positiva.

Notte stellata - Vincent van Gogh -

Forse perché della fatal quïete[1]
tu sei l’immago[2] a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian[3] liete
le nubi estive e i zeffiri sereni[4],

e quando dal nevoso aere inquïete
tenebre e lunghe all’universo meni[5]
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni[6].

Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo[7], e van con lui le torme

delle cure[8] onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirito guerrier ch’entro mi rugge.

Analisi e comprensione del testo
Dopo aver letto questo sonetto rispondi alle seguenti domande.

1. Perché Foscolo accomuna la sera alla morte? Che cos’hanno in comune queste due fasi?

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2. Come abbiamo studiato, la concezione del poeta è atea. Sapresti individuare nel brano quali elementi ci fanno capire il materialismo di Foscolo?

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3. Rintraccia nel testo tutte le figure retoriche che conosci.

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4. Da che tipo di versi è formato il sonetto?

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5. Con l’aiuto del vocabolario fai la parafrasi di “Alla sera”.

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A Zacinto
Questo sonetto è dedicato all’isola natale di Foscolo, Zacinto.
Il brano è denso di motivi legati alla Grecia antica, come il mito di Venere, la poesia di Omero, le avventure di Ulisse.

Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque[9],
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
del greco mar[10] da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque[11]
le tue limpide nubi e le tue fronde
l’inclito verso[12] di colui che l’acque

cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse[13].

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato[14] illacrimata sepoltura.

Analisi e comprensione del testo
Dopo aver letto questo sonetto rispondi alle seguenti domande.

1. Quali sono i riferimenti al mondo classico? Perché Foscolo decide di inserire proprio queste rappresentazioni?

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2. Qual è il destino a cui fa riferimento Foscolo?

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3. Che differenze ci sono tra il suo esilio e quello di Ulisse?

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4. Foscolo decide di scrivere questo sonetto e dedicarlo alla sua terra natale. Sapresti indicare quali sono i termini o le espressioni che rivelano questa particolare nostalgia del poeta nei confronti della sua isola?

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[1] La morte

[2] L’immagine

[3] Ti accompagnano

[4] Venticelli rasserenanti

[5] Porti

[6] Dolcemente ti impossessi della parte più segreta del mio cuore

[7] Tempo colpevole (perché malvagio)

[8] E con esso trascorre la maggior parte degli affanni

[9] Dove vissi da fanciullo

[10] Mar Ionio

[11] Per questo motivo non poté evitare di celebrare

[12] I famosi versi

[13] Dopo tanto peregrinare Ulisse ritornò in patria

[14] Per me il destino ha stabilito