Curcio Medie

Aspettando Godot

“Aspettando Godot”, di Samuel Beckett, è uno dei testi più famosi del cosiddetto “teatro dell'assurdo”. Esso è praticamente privo di azione. Ci sono due mendicanti, Vladimir ed Estragon, che aspettano, in una campagna deserta, l’arrivo di un certo Godot. Questo misterioso personaggio non arriverà mai sulla scena; al suo posto compaiono, per due giorni di seguito, altri tre personaggi, i quali annunciano che sicuramente Godot arriverà il giorno dopo. Il brano che vi proponiamo è la scena finale, in cui non c’è, in realtà, nessuna conclusione.

RAGAZZO Signore... (Vladimir si volta). Signor Alberto...
VLADIMIR Ricominciamo. (Pausa. Al ragazzo) Non mi riconosci[1]?
RAGAZZO Nossignore.
VLADIMIR Sei tu che sei venuto ieri?
RAGAZZO Nossignore.
VLADIMIR È la prima volta che vieni?
RAGAZZO Sissignore. (Silenzio).
VLADIMIR È il signor Godot che ti manda?
RAGAZZO Sissignore.
VLADIMIR Non verrà questa sera?
RAGAZZO Nossignore.
VLADIMIR Ma verrà domani.
RAGAZZO Sissignore.
VLADIMIR Sicuramente.
RAGAZZO Sissignore.

(Silenzio).

VLADIMIR Non hai trovato nessuno, per strada?
RAGAZZO Nossignore.
VLADIMIR Altri due... (esitando) ... uomini[2].
RAGAZZO Non ho visto nessuno, signore.

(Silenzio).

VLADIMIR Che cosa fa il signor Godot? (Pausa). Mi hai sentito?
RAGAZZO Sissignore.
VLADIMIR E allora?
RAGAZZO Non fa nulla, signore.

(Silenzio).

VLADIMIR Come sta tuo fratello?
RAGAZZO È malato, signore.
VLADIMIR Forse era lui quello che è venuto ieri.
RAGAZZO Non lo so, signore.

(Silenzio).

VLADIMIR Ha la barba il signor Godot?
RAGAZZO Sissignore.
VLADIMIR Bionda o... (esitando) ... o nera?
RAGAZZO (esitando). Mi pare che sia bianca, signore.

(Silenzio).

VLADIMIR Misericordia.

(Silenzio).

RAGAZZO Che devo dire al signor Godot, signore?
VLADIMIR Gli dirai... (s’interrompe) ... gli dirai che mi hai visto e che... (riflettendo)... che mi hai visto. (Pausa. Vladimir avanza, il ragazzo indietreggia,Vladimir si ferma, il ragazzo si ferma). Di’ un po’, sei sicuro di avermi visto?Domani non verrai mica a dirmi che non mi hai visto?

(Silenzio. Vladimir fa un balzo improvviso in avanti, il ragazzo scappa come unafreccia. Silenzio. Il sole tramonta, sorge la luna. Vladimir rimane immobile. Estragon si sveglia, si toglie le scarpe, si alza con le scarpe in mano, le posa davanti allaribalta[3], si avvicina a Vladimir e lo guarda).

ESTRAGON Che hai?
VLADIMIR Niente.
ESTRAGON Io me ne vado.
VLADIMIR Anch’io.

(Silenzio).

ESTRAGON È da tanto che dormivo?
VLADIMIR Non so.

(Silenzio).

ESTRAGON Dove andiamo?
VLADIMIR Non lontano.
ESTRAGON No, no, andiamocene lontano di qui!
VLADIMIR Non si può.
ESTRAGON Perché?
VLADIMIR Bisogna tornare domani.
ESTRAGON A far che?
VLADIMIR Ad aspettare Godot.
ESTRAGON Già, è vero. (Pausa). Non è venuto?
VLADIMIR No.
ESTRAGON E ormai è troppo tardi.
VLADIMIR Sì, è notte.
ESTRAGON E se lo lasciassimo perdere? (Pausa). Se lo lasciassimo perdere?
VLADIMIR Ci punirebbe. (Silenzio. Guarda l’albero) Soltanto l’albero vive.
ESTRAGON (Guardando l’albero). Che cos’è?
VLADIMIR È l’albero.
ESTRAGON Volevo dire di che genere?
VLADIMIR Non lo so. Un salice.
ESTRAGON Andiamo a vedere. (Trascina Vladimir verso l’albero. Lo guardanoimmobili. Silenzio). E se c’impiccassimo?
VLADIMIR Con cosa?
ESTRAGON Non ce l’hai un pezzo di corda?
VLADIMIR No.
ESTRAGON Allora non si può.
VLADIMIR Andiamocene.
ESTRAGON Aspetta, c’è la mia cintola.
VLADIMIR È troppo corta.
ESTRAGON Mi tirerai per le gambe.
VLADIMIR E chi tirerà le mie?
ESTRAGON È vero.  
VLADIMIR Fa’ vedere lo stesso. (Estragon si slaccia la corda che gli regge i pantaloni. Questi, che sono larghissimi, gli si afflosciano sulle caviglie. Tutti e dueguardano la corda). In teoria dovrebbe bastare. Ma sarà solida?
ESTRAGON Adesso vediamo. Tieni.

(Ciascuno dei due prende un capo della corda e tira. La corda si rompe facendoliquasi cadere.)

VLADIMIR Non val niente.

(Silenzio).

ESTRAGON Dicevi che dobbiamo tornare domani?
VLADIMIR Sì.
ESTRAGON Allora ci procureremo una buona corda.
VLADIMIR Giusto.

(Silenzio).

ESTRAGON Didi[4].
VLADIMIR Sì.
ESTRAGON Non posso più andare avanti così.
VLADIMIR Sono cose che si dicono.
ESTRAGON Se provassimo a lasciarci? Forse le cose andrebbero meglio.
VLADIMIR C’impiccheremo domani. (Pausa). A meno che Godot non venga.
ESTRAGON E se viene?
VLADIMIR Saremo salvati. (Vladimir si toglie il cappello, ci guarda dentro, ci passa la mano, lo scuote, lo rimette in testa).
ESTRAGON Allora andiamo?
VLADIMIR I pantaloni.
ESTRAGON Come?
VLADIMIR I pantaloni.
ESTRAGON Vuoi i miei pantaloni?
VLADIMIR Tirati su i pantaloni.
ESTRAGON Già, è vero. (Si tira su i pantaloni. Silenzio).
VLADIMIR Allora andiamo?
ESTRAGON Andiamo.

(Non si muovono).

Comprensione e analisi del testo

I discorsi fra Vladimir ed Estragon hanno un senso compiuto? Perché, secondo te? In che modo ciò si accorda agli intenti del cosiddetto “teatro dell’assurdo”?

- Com’è, secondo te, lo stile dei dialoghi di quest’opera?

  • Abbondante e ricco.
  • Scarno ed essenziale.
  • Turpe e volgare.

- Quanta importanza hanno le didascalie, ovvero le indicazioni al di fuori delle battute dei personaggi, in questo brano?

- Nonostante il brano non contenga particolari abbellimenti retorici, in esso può essere rintracciata una figura che si ripete molto frequentemente: l’anafora. Perché, secondo te? Quale effetto vuole dare al discorso l’uso di questa figura retorica? Rintraccia tutte le occorrenze presenti nel testo.

- A un certo punto il ragazzo, interrogato da Vladimir sul colore della barba di Godot, afferma: “mi pare che sia bianca”. Inoltre, il nome Godot non è altro che il nome di Dio in inglese (God) con l’aggiunta del suffisso francese “-ot”: un suffisso col valore diminutivo, proprio come l’italiano “-ino”. Che cosa ti fa venire in mente tutto questo? Proponi un’interpretazione della figura di Godot tenendo conto di questi indizi.


[1] Il ragazzo è effettivamente lo stesso che era venuto il giorno prima, anche se dichiara il contrario.

[2] Sono gli altri due personaggi, Pozzo e il suo servitore, Lucky. Anch’essi si sono presentati per due giorni di seguito.

[3] È la parte anterioredel palcoscenico, che sporgeverso la sala del teatro dovec’è il pubblico.

[4] Diminutivo di Vladimir.

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