Curcio Medie

Separazione di un gruppo di fedeli dalla Chiesa cattolica e dal pontefice che ne è il capo, per contrasti intorno a principi di fede. Tale fenomeno non è esclusivo del cattolicesimo ma è comune ad altre religioni. Nella storia si ricordano due principali scismi, quello d’Oriente e quello d’Occidente.

Scisma di Oriente. Le Chiese d’Oriente e d’Occidente hanno seguito per molti secoli una propria via sotto la direzione della Chiesa di Roma, accettata di comune accordo. Se, nonostante questo, si giunse allo scisma, fu per la convergenza di molteplici cause, anche politiche e sociologiche, come un nazionalismo esagerato e la secolare rivalità politica e culturale tra la Grecia e Roma. Il pretesto per la rottura fu dato dall’imperatore bizantino Michele III, che aveva deposto il patriarca di Costantinopoli Ignazio, mettendo al suo posto il laico (v. laicità) Fozio. Papa Niccolò I, che si era opposto alle pretese dell’imperatore, depose Fozio, il quale, irritato, accusò di errore la Chiesa di Roma e in un concilio locale dichiarò a sua volta deposto Niccolò I. Le relazioni tra Oriente e Occidente erano così irrimediabilmente minate. Nel 1053, un pretesto di natura politica, ossia la spedizione di papa Leone IX contro i normanni, che ecclesiasticamente dipendevano da Costantinopoli, rese definitiva la scissione.

Scisma d’Occidente. Costituì uno dei più gravi colpi inferti all’unità della Chiesa cattolica occidentale nei secoli XIV-XV. All’origine della gravissima situazione fu la dimora dei papi, a partire da Gregorio XI, ad Avignone, che si protrasse talmente da far ritenere che il loro ritorno a Roma non fosse più ormai né possibile né augurabile: motivi di ordine politico intervennero a rendere più credibile tale opinione, scindendo quindi in opposte e irriducibili fazioni lo stesso Collegio cardinalizio. Solo nel 1417, la concorde elezione di Martino V riportò la sede del papato a Roma e ridiede alla Chiesa l’unità.