Curcio Medie

Arte di organizzare nel tempo (ritmicamente) e nello spazio sonoro (campo dell’udibile) qualsiasi serie di eventi sonori; materiale della musica sono i suoni (vocali o prodotti dagli strumenti) secondo una distinzione che esclude i rumori dal campo musicale. Tale distinzione, scientificamente difficile a sostenersi, sta oggi perdendo terreno anche nel campo musicale a causa del diffondersi delle recentissime tecniche della musica elettronica e, soprattutto, della musica concreta. Tradizionalmente, comunque, si considerano suoni quei fenomeni acustici periodici prodotti da strumenti costruiti a tale scopo, o dalla voce umana, e che sono chiaramente classificabili in base alla frequenza, al timbro e al modo di produzione del suono. Si è soliti distinguere la musica con varie aggettivazioni di tipo storico, etnico, di carattere, secondo i mezzi di esecuzione, la destinazione ecc. (antica, greca, cinese, araba, descrittiva, dolce, strumentale, sinfonica, da camera, vocale, polifonica, militare, liturgica, da concerto, leggera, popolare, di consumo ecc.). Il linguaggio musicale è un linguaggio asemantico, di relazione, il cui senso musicale deriva dai rapporti che vengono a costituirsi, nel corso di una composizione, tra suono e suono sia in senso simultaneo che di successione. Il suono musicale è contraddistinto da quattro parametri: altezza, timbro, intensità e durata; secondo i rapporti di altezza si determinano la melodia (rapporto di successione) e l’armonia (rapporto di simultaneità); secondo i rapporti di timbro, il gioco dei timbri che ha il suo massimo livello nell’arte dell’orchestrazione; secondo i rapporti di intensità, la dinamica e secondo i rapporti di durata, i ritmi. Sintatticamente vi sono numerose analogie fra il discorso musicale tradizionale e quello verbale, costituendosi il primo in motivi, frasi, periodi ecc. con proposte e risposte in senso affermativo o negativo, con forme aperte o chiuse ecc. Uno degli esempi più evidenti è costituito dalla forma-sonata che si impiega nel primo tempo di sinfonia, sonata, quartetto ecc.: ci troviamo qui di fronte ad un caso caratteristico di discorso oratorio. Infatti tale forma è così organizzata: introduzione, (che può non esserci), di carattere vago e non perentorio; esposizione (primo tema generalmente ben definito, di carattere contrastante col primo, per esempio, lirico se quello è marziale); sviluppo, in cui i due temi esposti si contrastano, si oppongono, vengono elaborati in ogni particolare; ripresa, (cioè riesposizione dei due temi, in genere abbreviata rispetto all’esposizione, perché ciò che è uguale sulla carta non lo è alla memoria); coda (che può non esserci) ossia perorazione finale. In altre parole introduzione, idee fondamentali, sviluppo di tali idee, riesposizione conclusiva e perorazione.