Curcio Medie

Sostanza capace di uccidere determinati insetti causando il minor danno possibile agli animali utili o alle piante. Gli insetticidi più antichi sono i veleni inorganici. Dopo la scoperta che il verde di Parigi (acetoarsenico di rame) uccideva i parassiti delle patate, i chimici studiarono composti arsenicati capaci di uccidere i parassiti delle piante senza essere nocivi alle piante stesse. In seguito furono messe a punto sostanze tossiche contro gli insetti che agivano sia per contatto sia per ingestione. Poiché i composti inorganici sono generalmente nocivi anche agli animali utili e agli esseri umani, le ricerche si rivolsero ai composti organici. Fin dall’inizio dell’Ottocento era conosciuta la cosiddetta «polvere insetticida persiana» costituita dai fiori secchi di piretro; successivamente (1909) si aggiunse il rotenone, preparato con le radici di varie piante tropicali. Questi veleni erano meno efficaci dei composti arsenicati, ma innocui per l’uomo e gli altri animali, per cui nel 1924 i chimici isolarono il principio attivo del rotenone. Dal piretro fu ricavata una miscela di resine e oli da cui fu estratto, successivamente, un olio essenziale (detto «piretrone»), composto probabilmente di un etere dell’acido crisantemico monocarbonico e di un etere dell’acido crisantemico metilcarbonico. La polvere di piretro agisce sia per ingestione sia attraverso le vie respiratorie, producendo nell’insetto una paralisi del sistema nervoso. Nel 1942 fu proposto l’uso, come insetticida del dieloro‑diferril‑tricloroetano (Ddt), insolubile in acqua, ma solubile in molti solventi organici. Come altri insetticidi della stessa classe (quella dei clororganici), però, il Ddt rivelò effetti nocivi, e dalla metà degli anni Ottanta il suo uso fu proibito in campo agricolo. Tra le classi di insetticidi più diffuse ricordiamo, oltre a quella dei clororganici, quelle dei fosforganici, dei carbammati, dei piretroidi, dei benzoiluree e dei neonicotinoidi.