Curcio Medie

Il termine «illuminismo» – corrispondente al tedesco Aufklärung («rischiaramento») ed equivalente del francese siècle des lumières («secolo dei lumi») – si riferisce al movimento culturale che ebbe il suo fulcro nell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert, esaltò l’eccellenza della ragione e considerò l’uomo artefice del suo destino. L’illuminismo, fondato sulla ricerca di esatte notizie scientifiche e tecniche, combatté il dogmatismo e l’oscurantismo filosofico e religioso, avendo come scopo il rischiaramento dello spirito dalla tenebra dell’«oscurantismo» medievale (v. medioevo). Fu preceduto dalle correnti liberali (v. liberalismo) inglesi (Locke), dalle correnti scientifiche (Keplero, Galilei) e dalle tendenze della cultura giuridica e politica. A quest’ultimo proposito, un precursore dell’illuminismo può essere considerato il giurista olandese Hugo Grozio, propugnatore della tolleranza religiosa, della critica scientifica della Bibbia e di una scienza del diritto avente validità universale.
La pedagogia dell’illuminismo, teorizzata da Rousseau, partiva dal presupposto che l’intelligenza, liberata da ogni impaccio e messa a contatto con la realtà, è capace di conquistare il vero – prevede che la scuola sia universale, data a tutti, perché la cultura «illumina» le menti e forma i caratteri. L’ignoranza invece (oscurantismo) rende gli uomini infelici e schiavi dei più forti. L’educazione, perciò, seguendo il cammino naturale, partirà dalle intuizioni vive e immediate, colte mediante l’osservazione, e condurrà il fanciullo prima alla riflessione e poi alla sistemazione scientifica. Il metodo educativo dell’illuminismo è fondato pertanto sulla natura, sulla ragione, sulla libertà (naturalismo pedagogico); evita il mnemonismo, la ripetizione meccanica di formule autoritarie (catechismo, definizioni), l’obbedienza cieca e non ragionata, sollecita l’osservazione del vero, invita alla riflessione, tende a persuadere, si volge all’acquisto di cognizioni utili e vive.

Anche se non furono mai applicate interamente, le teorie illuministe fornirono alcuni dei motivi più validi del rinnovamento pedagogico dei secoli XIX e XX. In Italia, la Lombardia si giovò della politica riformistica degli Asburgo. Milano divenne un vivace centro culturale dove si diffuse il nuovo sentire illuministico, grazie all’attività di riviste come Il Caffè e a intellettuali quali Cesare Beccaria e Carlo Cattaneo. L’opera più nota di Cesare Beccaria (1738-1794) è Dei delitti e delle pene (1764). L’autore milanese propugna l’abolizione della tortura e della pena di morte e l’istituzione di un sistema giudiziario che miri al recupero del colpevole piuttosto che alla sterile vendetta.
Ugualmente vivace il panorama culturale di Napoli, dove si sviluppò la più illustre scuola di economisti in Italia, il maggior rappresentante fu Antonio Genovesi. Notevole fu poi l’opera riformistica svolta nel Granducato di Toscana da Pietro Leopoldo, sovrano dal 1765 al 1790, che si circondò di validi collaboratori, promosse la bonifica della Maremma e, primo in Europa, abolì la tortura e la pena di morte.