Curcio Medie

Cortile porticato all’interno dei conventi per le esigenze pratiche della vita claustrale. La sua origine è connessa con preesistenti e analoghe soluzioni architettoniche (v. architettura) come il peristilium delle ville romane o, più verosimilmente, il paradisum (atrio porticato) delle prime basiliche cristiane (v. cristianesimo).

Prevalentemente a pianta quadrata, raramente rettangolare, con al centro una vasca, poi un pozzo e in seguito una fontana, il chiostro divenne, durante il medioevo, elemento caratteristico, oltre che dei conventi, anche di molte cattedrali. Chiostri molto antichi sono quelli dei Santi Quattro Coronati a Roma, di Santo Spirito a Firenze, di San Martino e Santa Chiara a Napoli. Spesso, nelle grandi abbazie, esisteva un secondo chiostro (e talvolta un terzo) più piccolo riservato all’abate (come, ad esempio, nella Certosa di Pavia). Nel chiostro grande potevano essere eretti monumenti sepolcrali anche di laici.

Numerosi sono a Roma i chiostri del periodo romanico. Particolarmente suggestivi quelli di San Cosimato, San Lorenzo fuori le mura, San Giovanni in Laterano e San Paolo fuori le mura, con archetti sostenuti da colonnine binate e preziosamente intarsiate di marmi policromi e paste vitree. Una ricca ornamentazione plastica, specie nei capitelli, presentano i chiostri romanici del sud della Francia (per esempio, a Moissac). Tra i chiostri gotici, caratterizzati da un maggiore slancio delle colonnine sorreggenti archi a sesto acuto, sono quelli di Sant’Andrea a Vercelli, dell’abbazia di Mont Saint-Michel in Francia e di San Juan de los Reyes a Toledo. Particolarmente notevoli i chiostri dell’Italia meridionale e della Sicilia (per esempio, nel duomo di Monreale) con ricche e fantasiose soluzioni ornamentali in stile arabo.

La sovrapposizione di due ordini di logge (spesso una architravata e una ad archi), la soppressione del parapetto divisorio tra il loggiato e il cortile e la leggerezza e linearità delle strutture caratterizzano il chiostro rinascimentale di cui restano splendidi esempi nelle chiese di Santa Croce (Brunelleschi) e di San Marco (Michelozzo) a Firenze, di San Pietro in Vincoli (Giuliano da Sangallo) e di Santa Maria della Pace (Bramante) a Roma, della Certosa a Pavia, di Santa Maria delle Grazie e di Sant’Ambrogio (Bramante) a Milano. In periodo barocco il chiostro si complica nella pianta e nelle strutture e presenta spesso originali soluzioni architettoniche che suggeriscono illusionistici sviluppi spaziali. Esempio tipico il chiostro del Borromini in San Carlo alle Quattro Fontane a Roma.
Contemporaneamente, si afferma tuttavia un tipo di chiostro ampio e monumentale, con strutture classicheggianti, che sarà comunemente adottato nel XVIII secolo (per esempio, quello di Santa Chiara a Napoli). Nel XIX secolo le rare creazioni del genere si ispirano a stili passati o a uno stile eclettico, sia per quanto concerne le strutture sia la decorazione (chiostro di Sant’Antonio a Padova). Nell’architettura sacra contemporanea il chiostro scompare quasi definitivamente, sostituito da nuove soluzioni architettoniche o da semplici cortili.