Curcio Medie

Si deve allo stesso critico d’arte che aveva definito «belve» Matisse e compagni (vedi Il fauvismo) l’invenzione del termine cubismo.
Louis Vauxelles, così si chiamava il critico, riferendosi alle opere di due mostre tenute da Georges Braque nel 1908-1909, aveva scritto: «Si tratta di schemi geometrici, di cubi» e di «bizzarrie cubiche». Inutile dire che anche in questo caso il tono del giudizio critico era derisorio.
I dipinti di Braque, secondo il critico, non erano che giochetti di geometria nei quali, invece della realtà, si mostravano forme cubiche. Al critico che aveva con disappunto assistito alla distruzione del colore (fauvismo) toccava ora vedere la distruzione della forma!
Louis Vauxelles non poteva certo immaginare che i termini dettati dalla sua ostilità sarebbero stati così opportuni e fortunati. Picasso e Braque, gli iniziatori dell’arte cubista, non sapevano di fare del cubismo (lo ha dichiarato Picasso stesso); solo nel 1912 due seguaci, Albert Gleizes e Jean Metzinger, formuleranno la teoria del nuovo movimento artistico e ne divulgheranno la conoscenza.

La pittura solidificata
La rivoluzione cubista non ha anticipazioni poetico-letterarie; spetta soprattutto a Pablo Picasso (1881-1973) il quale nel 1906, con un atto di coraggio straordinario, abbandona i soggetti e la tecnica descrittiva della sua pittura rosa – assai venduta e stimata – per cercare una forma artistica senza precedenti. Una forma slegata da significati sociali o sentimentali, una forma pura e autonoma. Picasso viene sollecitato a questa drastica decisione dalla visita alle mostre retrospettive di Seurat e di Cézanne (morto nel 1906), dalla suggestione delle sculture dell’Africa primitiva, allora in voga a Parigi, dall’arte romanica visibile al Louvre e da quella iberica che aveva avuto modo di conoscere durante una vacanza in Spagna nel 1905. Completamente estraneo all’istintiva pittura dei fauves, Picasso sente l’esigenza di un controllo razionale. Lo attraggono l’ordine di Seraut e di Cézanne, ma anche la potenza dell’arte primitiva, la concretezza della scultura.
Egli si accorge che lo scultore primitivo (europeo o africano), più che copiare con gli occhi, inventa con la mente, imponendo alle forme una geometria. D’ora in poi per Picasso l’opera d’arte non sarà più serva della natura, ma parallela ad essa e indipendente. Il colore, piacevole elemento legato ai sensi, viene da lui trascurato a favore del disegno e del volume. Il cubismo è l’unico movimento artistico moderno a porre il colore in second’ordine. Più ancora che in Cézanne, in Picasso assume valore la struttura compositiva, liberata da qualsiasi preconcetto classico. Abolita la prospettiva con l’unico punto di vista e la distinzione tra pieni e vuoti (oggetti e spazio), la superficie dipinta del quadro appare come solidificata.

Pablo Picasso, Les demoiselles d’Avignon", 1907 (New York, Museum of Modern Art).
In questo quadro diseguale, fatto in varie riprese e poi lasciato incompiuto, (non è neppure firmato), sono presenti tutte le componenti formali che solo in seguito diventeranno cubismo. I cinque nudi femminili ricordano le grandi bagnanti di Cézanne, ma più imponenti e seccamente scandite.
Se i tre nudi a sinistra si riferiscono alla statuaria romanica spagnola, gli altri due, più squadrati, possiedono teste spaventose come maschere africane (aggiunte in un secondo tempo).
Il nudo accosciato sulla destra, visto di schiena, è sormontato da una testa-maschera vista di fronte. Le forme prevalentemente rosa e azzurre ricordano l’intonazione cromatica dei precedenti soggetti del circo, ma sono ritagliate come in un collage nel quale manca ogni senso di profondità spaziale.

Opere da interpretare
Poiché Picasso rifiuta il punto fisso della visione, i suoi oggetti possono mostrare più lati contemporaneamente in un’intersezione di forme-spazio variabilissima. Nella faticosa e incessante ricerca formale, Picasso elabora paesaggi, figure e nature morte, dapprima in modo analitico (cubismo analitico) e, in seguito, in modo sintetico (cubismo sintetico). Nei dipinti del periodo cubista di Picasso, gli oggetti e lo sfondo non possono essere intesi separatamente, l’aggregazione unitaria di tutti gli elementi finisce col prevalere.


Il dipinto rappresenta una realtà da conoscere, da interpretare, più che da vedere.
Chi guarda un quadro cubista deve compiere un lavoro mentale analogo a quello dell’artista che l’ha fatto. Mentre un quadro impressionista può essere percepito in un solo colpo d’occhio, un’opera cubista va esplorata con calma; per la prima volta nell’arte, anche lo spettatore viene chiamato a svolgere un lavoro impegnativo. Nel 1909, Georges Braque (1882-1963), abbandonata la pittura fauve, si unisce a Picasso e dalle loro discussioni e ricerche comuni sorge il cubismo analitico.
Dal 1911, i due artisti creano le loro opere superando i canoni tradizionali della tecnica pittorica. Sulla tela, assieme al disegno e al colore, essi applicano elementi reali assai eterogenei: pezzi di giornale, carta da parati, etichette ecc., i quali concorrono a una maggiore concretezza dell’immagine (cubismo sintetico).
La tela sovente non è coperta del tutto.
Il lavoro di Picasso e di Braque finirà presto con l’attirare nella loro orbita molti altri artisti. Oltre a Albert Léon Gleizes (1881-1953) e Jean Metzinger (1883-1941), autori del trattato Du cubisme, pubblicato nel 1912, gli altri esponenti sono: Juan Gris (1887-1927), Fernand Léger (1881-1955), Pablo Gargallo (scultore), Robert Delaunay (1885-1941), Jacques Lipchitz (scultore). Il teorico più autorevole del cubismo è stato il poeta francese Guillaume Apollinaire (1880-1918).

Fernand Léger, Il soldato con la pipa, 1916 (Giappone, collezione privata).
Léger studiò architettura prima di dedicarsi alla pittura. È quasi un divertimento riconoscere in questo robot le sembianze di un uomo seduto al tavolo, con bicchiere e carte da gioco, che fuma la pipa producendo sfere di fumo.
Léger, che amava la forma cilindrica, era stato soprannominato il «tubista».

 

Georges Braque, Case all’Estaque, 1908 (Berna, Kunstmuseum).
Ecco il dipinto con le «bizzarrie cubiche», come scrisse il critico Vauxelles, nel quale i muri e i tetti delle case hanno lo stesso colore e in cui l’estrema sintesi annulla porte e finestre e ogni altro dettaglio, il ritmo complessivo, secco delle linee, si ammorbidisce di poco nelle curve abbreviate degli elementi vegetali. Ogni cosa è in primo piano con l’aspra durezza di un rilievo; ogni elemento viene risolto con gradazioni di ocra gialla e di grigio-verde.

 

Pani e compostiera con frutta si un tavolo di Pablo Picasso 
Quando Picasso dipinge questo quadro, conservato nel Kunstmuseum di Basilea, l’avventura cubista è da poco cominciata. Il nuovo linguaggio che va configurandosi non è ancora giunto alla scomposizione analitica che contraddistingue il primo periodo del cubismo vero e proprio. Picasso, che l’anno precedente ha dipinto Les demoiselles d’Avignon è ancora alla ricerca di una forma pittorica caratterizzata da un’estrema semplificazione formale. Il 1908 è segnato da paesaggi, figure e nature morte fortemente geometrizzate e costruite architettonicamente. La lezione di Cézanne è evidente. Nel dipinto che vediamo, il tavolo (di quelli allungabili), con la sua ala anteriore ripiegata in basso, sembra fatto apposta per porre in evidenza il contrasto tra la forma rettangolare e quella semicircolare.


Il lato orizzontale, che funge da cerniera, separa in due parti distinte la composizione: sopra, complicata e sotto semplicissima e quasi astratta. Ogni cosa è rappresentata come se fosse vista molto da vicino. Gli oggetti non sono considerati da un unico punto di vista: mentre la fruttiera e il pane centrale sono appoggiati adeguatamente al piano del tavolo, la scodella rovesciata e i filoni di pane sulla destra sono ribaltati. Questi ultimi, con la loro lunghezza (i francesi li chiamano
baguettes), l’inclinazione e il colore richiamano le gambe del tavolo. Il dipinto in esame, diversamente da quelli del cubismo analitico e sintetico, non appare confuso né difficoltoso da leggere; ogni suo elemento si presenta con estrema chiarezza. La prospettiva non è stata ancora del tutto accantonata.
Al disegno conciso si aggiunge un chiaroscuro accentuato; il forte risalto plastico è assai lontano dalla atmosfera della pittura impressionista. Picasso, che non intende suggerire un’aerea profondità di campo, propone valori propri della scultura.
I colori, tra il bianco, il bruno e il verde, si indirizzano verso la sobrietà cromatica che sarà propria delle opere successive (il pane ha il colore del legno, la frutta il colore del tendaggio). La stesura dei colori non è finalizzata all’imitazione delle varie sostanze degli oggetti: tessuto, ceramica, legno ecc. Più delle cose conta la pittura. Poco curante di un’esecuzione omogenea, Picasso rifinisce con calma certe parti del dipinto, eseguendone altre in modo sbrigativo. Il primo pane in alto a destra, per esempio, sempre che non sia neppure colorato! Alcuni disegni e un guazzo (pittura analoga all’acquerello), tuttora esistenti, testimoniano la complessa gestazione di quest’opera. Un’opera impegnativa, viste le sue notevoli dimensioni (cm 164 x 132,5).
Inizialmente la composizione che prevedeva sei persone attorno a un tavolo, in seguito ridotte a quattro, era intitolata Il pasto. Tra le figure disposte lateralmente al tavolo, quasi vuoto, emergeva una donna con una fruttiera in mano. Dopo vari ripensamenti, l’artista decise l’abolizione delle figure umane. Gli oggetti, assai dilatati, assumono il ruolo che avrebbero avuto i personaggi. Verso il margine inferiore del quadro, la tela definitiva non differisce in nulla dall’ultimo bozzetto: i due elementi verdastri, inclinati, sotto l’ala semicircolare, costituiscono le tracce rimaste degli arti inferiori delle figure umane. L’abolizione delle figure, anziché ridurre, ha aumentato la solenne monumentalità del dipinto.

 

ATTIVITÀ PER LE COMPETENZE

1- Cosa s'intende per "cubismo"?

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2- Osserva l'immagine rappresentante "Pani e compostiera con frutta si un tavolo" di Pablo Picasso e analizzala.

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3- Guarda il video su Picasso, prendi appunti ed elabora un riassunto.

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4- Guarda il video sulle opere da interpretare, prendi appunti ed elabora un riassunto.

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5- Leggi i paragrafi, sottolinea le parole chiavi e poi ripeti a voce alta.

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