Curcio Medie

Con questa parola si indica il movimento cattolico che nel secolo XVI, come reazione alla Riforma protestante, guidò il ritorno dei membri della Chiesa a un ideale di vita cristiana, mediante un pieno e personale rinnovamento interiore. Infatti la Riforma protestante ha indirettamente favorito la Controriforma, provocando nell'ambiente cattolico questo movimento, anzi accelerandone i tempi, dato che già da parecchio tempo e da più parti se ne era sentita l'assoluta e improcrastinabile urgenza.
I Concili di Costanza e Basilea avevano già cercato di attuarla, proponendo, in modo specifico, la periodica convocazione di concili generali che avessero potere persino sulla persona del papa; ma contro tali tentativi di sopraffazione, vari sommi pontefici del secolo XVI insorsero, disponendo peraltro (tuttavia senza alcun effetto) che venissero riformate sia la Chiesa in generale che la curia romana in particolare. In realtà a una riforma della Chiesa mirava da tempo l'opera di alcuni ordini mendicanti, i quali, ripristinando la stretta osservanza delle rispettive regole nei loro conventi, diedero un valido esempio di intensa vita spirituale ai fedeli e con la loro predicazione li indussero a vita più cristiana: basti ricordare in proposito san Bernardino da Siena e san Giovanni da Capestrano. Presso i domenicani rifulsero di particolare luce sant’Antonio da Firenze e il Savonarola.
Altre congregazioni riformate si ebbero presso gli agostiniani, i carmelitani, i benedettini, ecc. Non furono da meno parecchi vescovi nell'azione pastorale per le loro rispettive diocesi: Lorenzo Giustiniani da Firenze, Bertini di Foligno, Antonino da Firenze, Barozzi di Padova. Nel secolo seguente fiorì l'Oratorio, da cui uscirono Gaetano da Thiene e Gian Pietro Carafa, che poi fondarono a loro volta i teatini. Due giovani veneziani, il Quirini e il Giustiniani, facenti parte di un gruppo di dodici persone datesi tutte a severa vita religiosa, nel 1513 presentarono a Leone X un importantissimo memoriale sulla riforma cattolica, e nel 1516 un altro del gruppo, Gasparo Contarini, nel suo De offício episcopi tratteggiò il vescovo ideale. Il laico Anton Maria Zaccaria fondò i barnabiti, con la finalità dell'autosantificazione e dell'apostolato, con azione cioè di spirituale rinnovazione sia individuale che sociale. Si trattava, però, di tentativi e di iniziative locali, certamente lodevoli, le quali esercitarono notevole, ma non universale influsso sulla massa del popolo, in quanto non avevano un centro coordinatore e propulsore unico e generale. Occorreva che ne prendesse le redini lo stesso papato; occorreva che tale riforma cattolica penetrasse nella stessa Roma, affinché proprio da Roma partisse la riforma radicale di tutta la Chiesa, come del resto era il desiderio più o meno espresso di tutti.
La attuazione di questo grande disegno fu iniziata da Paolo III, che cominciò con l'elevare alla porpora eminenti personalità che parteggiavano per la riforma dei costumi (Contarini, Carafa, Sadoleto; Morone, Cortese, ecc.); e, siccome il concilio tardava a essere riunito, ordinò la riforma delle autorità di curia, eliminando i maggiori inconvenienti e specialmente esigendo maggiore severità e oculatezza nella scelta dei cardinali e dei vescovi; si pensò a reprimere la trascuratezza dell'obbligo di residenza e si riconobbe quale danno derivasse dall'accumularsi dei benefici.
Inoltre lo stesso Paolo III, d'accordo con l'imperatore, che era andato a fargli visita a Roma al ritorno dall'Africa, con bolla del 2 maggio 1536 indisse per l'anno seguente un concilio generale a Mantova contro le eresie di allora e per la riforma del costume; ma le vicende politiche indussero a sospendere la convocazione di quel concilio e a procrastinarlo ad altra data da stabilire. Una seconda indizione del concilio andò a vuoto per altri motivi politici. Finalmente una terza indizione, con bolla del 22 novembre 1544, convocò per l'anno seguente il Concilio a Trento. Così al protestantesimo fu data una duplice risposta: prima di tutto condannando gli errori e fissando la dottrina cattolica, e poi contrapponendo alla riforma protestante una Controriforma solida che doveva ridonare alla Chiesa una nuova fioritura di vita e una nuova forza di penetrazione.

Il 13 novembre 1554 fu pubblicato un breve riassunto della dottrina conciliare, e a tutti i vescovi e ai membri dei capitoli cattedrali fu imposto di farne la professione. Gli effetti però rimasero sempre parziali, sino a che quei decreti non vennero convalidati dalla sovrana sanzione pontificia: questa cominciò a concretizzarsi solo con Giulio III, il quale tuttavia, pur pensando di darla e pur avendo già preparato l'apposita bolla, morì prima che questa potesse essere emanata. A dare decisivo impulso alla riforma della curia romana e della città di Roma fu Paolo IV: il Sacro Collegio dei cardinali fu rinnovato; si presero altre severe misure contro gli apostati dagli ordini religiosi, contro gli oltraggi inferti alla religione, contro la vigente prassi delle dispense, ecc. Per dare maggior sicurezza all'opera felicemente iniziata e avviata della esecuzione di quanto era stato stabilito dal Concilio di Trento, fu istituita un'apposita congregazione di cardinali, la quale doveva anche provvedere alla soluzione di casi dubbi o controversi: questa cominciò la sua funzione il 2 agosto 1564. Vi fu poi san Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, il quale con i suoi sinodi diocesani e provinciali nel 1565 e del 1569 diede un modello di pratica applicazione dei decreti conciliari in rispondenza alle vitali, molteplici, urgenti necessità della diocesi. L'opera della riforma cattolica continuò sotto Pio V e Gregorio XIII. Nel 1566 apparve il Catechismus Romanus come manuale di teologia per i parroci; nel 1568, per incarico demandato dal concilio, fu riveduto il Breviarium Romanum e nel 1570 apparve il Missale Romanum riformato, che finalmente posero termine agli arbitri e alle confusioni in fatto di liturgia. Sotto Sisto V e sotto Clemente VIII uscì anche la revisione della Volgata, tanto auspicata dal concilio come contromisura alle deformazioni bibliche operate dai protestanti.

La Controriforma nella lotta contro i protestanti si avvalse anche di mezzi politici e militari per perseguire gli «eretici». Pertanto si costituirono l'Inquisizione, il Santo Uffizio e l'Indice dei libri proibiti; la Chiesa, inoltre, affidò agli Stati cattolici l'esecuzione pratica della lotta contro il protestantesimo. La Germania fu il principale campo di queste lotte sanguinose, durate oltre un secolo dalla formazione della Lega di Smalcalda (1530) alla Pace di Vestfalia (1648). In Francia la questione religiosa si complicò e si confuse con le lotte dinastiche e si può dire che si concluse con l'Editto di Nantes (1598). Da questi due paesi, la guerra dilagò in tutta l'Europa con il sogno ambizioso dei cattolici Asburgo di creare un grande Stato cattolico europeo sotto il loro scettro; la Pace di Vestfalia, però, segnò il fallimento di questa politica con la delimitazione sempre più netta delle frontiere dei vari Stati non più sotto un'unica dinastia, ma garantendo la libertà religiosa a ciascuno dei 350 Stati dell'Impero.