Curcio Medie

La crisi delle due potenze universali, Chiesa e Impero, caratterizzò gli ultimi due secoli del medioevo e contribuì al rafforzamento dei nascenti stati nazionali.
In Francia e in Inghilterra i re rivendicarono l’esercizio esclusivo della sovranità e disciplinarono la grande feudalità, inquadrandola saldamente entro uno stato capace di offrire rappresentanza politica anche al nuovo ceto cittadino: la borghesia.
Lentamente emerse l’idea di nazione, di una comunità di lingua, tradizioni, leggi e costumi che si riconosceva in un paese e in un re. In Italia e in Germania, a causa di particolarismi radicati, non vi fu un forte sviluppo di monarchie nazionali.

Il papato
Dopo la morte di Bonifacio VIII, che aveva tentato di fare del papato la guida politica della cristianità, la curia pontificia restò in balia della monarchia francese.
Ad Avignone, dove avevano trasferito la loro sede nel 1309, i papi intrapresero una radicale riorganizzazione del governo della Chiesa, accentrando il potere nelle loro mani. Tutti ebbero in comune l’amore per lo sfarzo e trasformarono la loro corte in un esempio da imitare per gli altri sovrani europei. Alla morte di Gregorio XI, che aveva riportato la curia a Roma (1377), fu eletto papa Urbano VI (1378), ma i cardinali francesi gli contrapposero Clemente VII: fu lo scisma d’Occidente. L’unità della Chiesa si ricompose solo nel 1417, quando il Concilio di Costanza elesse un nuovo papa, Martino V.

Lo stato della Chiesa
Anche all’interno dello stato pontificio si erano affermati comuni, principati e signorie che riconoscevano solo formalmente la sovranità del papa.
Il trasferimento della curia ad Avignone (1309-1377) danneggiò gravemente il papato. Si moltiplicarono le ribellioni: Roma stessa insorse e, guidata da Cola di Rienzo, si costituì in repubblica (1347-1354). L’autorità papale fu pienamente restaurata solo dopo il ritorno dei papi a Roma (1337).

L’Impero Romano Germanico
La spedizione compiuta nel 1310 da Enrico VII di Lussemburgo per pacificare l’Italia, rappresenta l’ultimo vano tentativo di affermazione dell’autorità imperiale.
Sempre più debole, l’impero rinunciò a qualsiasi ambizione d’egemonia universale e divenne una potenza regionale. La Bolla d’oro emanata da Carlo IV nel 1356 sancì il ripiegamento in area tedesca. Principati e città non trovarono alcuna coesione attorno alla monarchia e il mondo tedesco continuò ad essere frammentato e diviso.

La Francia
Piegata la grande feudalità francese, Filippo IV il Bello rivendicò il diritto di sottoporre alla giurisdizione e alla fiscalità regia anche il clero. Ne seguì uno scontro durissimo con papa Bonifacio VIII. Sostenuto dall’assemblea degli Stati Generali, Filippo piegò il pontefice: il trasferimento ad Avignone (1309) pose il papato sotto la tutela della corona francese.
L’ascesa al trono di Filippo VI di Valois offrì all’Inghilterra il pretesto per accampare diritti sulla corona. La guerra, trascinatasi per oltre un secolo (1337-1453), consentì alla Francia di recuperare i domini feudali mantenuti sul suo territorio dai re inglesi.

La guerra dei Cent’anni
Mirando al trono di Francia rimasto vacante nel 1337, Edoardo III d’Inghilterra sbarcò sul continente. L’occupazione inglese scatenò una rivolta contadina e l’insurrezione della borghesia parigina. Mentre Luigi d’Orlèans e Filippo l’Ardito di Borgogna si affrontavano per la corona in una sanguinosa guerra civile, Enrico V d’Inghilterra occupava Parigi (1415).
La Francia contadina, chiamata alla riscossa da Giovanna d’Arco, difese il suo re: alla fine del conflitto, Carlo VII non lasciò agli inglesi che il porto di Calais (1453).

Rivolte e sommosse: la jaquerie francese
I contadini francesi, sfruttati e offesi dagli eserciti inglese e francese che si fronteggiavano nella guerra dei Cent’anni, scatenarono la rivolta che verrà chiamata jaquerie. A Londra, nel 1381 una massa di contadini, guidati da Watt Tyler, chiese l’abolizione della servitù e una tassa sulla terra uguale per tutti. La reazione del re, dei nobili e della Chiesa fu brutale: Tyler venne assassinato e i suoi seguaci massacrati.

L’Inghilterra
La concessione della Magna Charta (1215) aveva consentito la creazione di un organismo rappresentativo, il parlamento, capace di controllare efficacemente l’operato della corona.
I contraccolpi della guerra dei Cent’anni scatenarono violenti moti cittadini (1381-1383). Riccardo II tentò di sfruttarli a suo vantaggio ma, entrato in conflitto con il parlamento, fu costretto ad abdicare in favore di Enrico IV, primo re Lancaster (1399). La sconfitta subita in Francia si ripercosse sulla situazione interna: solo dopo la guerra delle Due Rose l’Inghilterra poté svilupparsi come potenza marittima e mercantile.

La guerra delle Due Rose
Nella guerra delle Due Rose (1455-1485), lotta per il possesso della corona inglese, si scontrarono gli York (rosa bianca) con i Lancaster (rosa rossa).
Enrico VII Tudor sconfisse Riccardo III di York e pose fine al durissimo scontro. Il nuovo re istituì la Camera stellata – un’alta Corte di giustizia incaricata di perseguire reati politici – e governò con l’appoggio della piccola nobiltà e della borghesia.

L’Italia
Di fronte alle lotte di fazione e ai contrasti tra città rivali, il bisogno di un governo stabile e autorevole determinò lo sviluppo di nuove realtà politiche: si affermarono forti poteri signorili, e le magistrature comunali si chiusero e si irrigidirono.
Tra il XIII e il XIV secolo si andò così delineando un nuovo assetto dell’Italia centro-settentrionale, e alla frammentazione delle autonomie comunali si sostituirono gli stati regionali. Nessuno di questi seppe però imporsi come punto di coagulo di uno stato nazionale. Nel sud della penisola si spezzò l’unità del Regno angioino: con la guerra del Vespro, la Sicilia passò alla corona d’Aragona.

Il Regno angioino
Passato dagli Svevi agli Angioini nel 1266, l’antico Regno normanno perse la sua unità quando la Sicilia, oppressa da un pesante fiscalismo, si ribellò scatenando la guerra del Vespro (1282-1302).
Gli Angioini mantennero il controllo della parte continentale, mentre l’isola passò a Federico d’Aragona. Riunificato nel 1442 con Alfonso d’Aragona, il Regno delle Due Sicilie rimase debole, economicamente arretrato e dominato da una feudalità prepotente.

La penisola iberica
La Reconquista ridisegnò la geografia politica della penisola iberica, che verso la metà del XIII secolo appariva assai semplificata: la presenza musulmana era ridotta alla sola Granada e i quattro regni cristiani di Aragona, Portogallo, Navarra e Castglia si erano ormai saldamente affermati.
Il piccolo regno pirenaico di Navarra fu rapidamente attratto nell’orbita francese, mentre l’evoluzione di Castiglia, Aragona e Portogallo fu condizionata dalle particolarità etniche, geografiche ed economiche di ciascuno di essi.

L’Aragona
Aperto sul Mediterraneo, il Regno d’Aragona si gettò alla conquista di Sicilia, Sardegna e Corsica, scontrandosi con le città marinare italiane.
Acquisito con Alfonso il Magnanimo anche il Regno di Napoli, divenne una potenza politica e mercantile. Il matrimonio tra Ferdinando d’Aragona e Isabella, erede al trono di Castiglia, consentì l’unificazione dei due regni (1469).

La Castiglia
Nato dall’unione (1230) di Castiglia e León ad opera di Ferdinando III il Santo, il regno fu dilaniato da guerre civili che cessarono solo con l’ascesa al trono di Enrico II di Trastamara (1369).
La corona cercò il sostegno della borghesia cittadina e della nobiltà minore per arginare lo strapotere dei grandi. L’unione con l’Aragona (effetto delle nozze tra l’erede di quella corona e Isabella di Castiglia), rafforzò ulteriormente il potere regio. Con la conquista di Granada (1492) i re cattolici cancellarono l’ultima presenza araba in Europa. L’impresa di Colombo spalancò alla Castiglia le porte del Nuovo Mondo.

Il Portogallo
Affacciato sull’Atlantico, il piccolo Regno portoghese – nato nel 1139 – sfruttò abilmente i vantaggi della sua posizione geografica. La vocazione marinara e mercantile del paese si sviluppò soprattutto dopo l’avvento della dinastia dei d’Avitz (1385).
Enrico il Navigatore diede notevole impulso ai viaggi d’esplorazione che consentirono ai portoghesi di fissare avamposti lungo le coste africane e di lanciarsi alla ricerca della via marittima per le Indie.

Le monarchie scandinave
Dopo la penetrazione del cristianesimo (XI-XII secolo) si formarono nel nord nuovi assetti politici: nacquero così i Regni di Danimarca, Norvegia e Svezia. Affacciati sul Baltico, importantissimo bacino per i traffici marittimi, tentarono di contrastare l’egemonia dei mercanti tedeschi.
Nel 1389, Margherita di Danimarca riunì nella sua persona anche le corone di Norvegia e Svezia, ma più tardi discordie interne, tensioni antidanesi e insofferenza per l’avvento della dinastia tedesca degli Oldemburg (XV secolo), spinsero gli svedesi alla rivolta e alla creazione di uno stato indipendente, sotto la guida di Gustavo Vasa (1523).

La peste nera
La «morte nera» si abbatté sull’Europa tra il 1347 e il 1351 con inaudita violenza ed effetti devastanti: le città si spopolarono, i villaggi abbandonati furono migliaia, l’incolto inghiottì campi e pascoli. Il morbo comparve in Italia nel 1347 e a ondate successive investì l’intero continente.
Le cause della malattia rimasero ignote (il nesso tra peste e pulce del ratto sarà scoperto solo nel XIX secolo) e scarsissime furono le possibilità di sopravvivenza. Riti di espiazione si celebravano nelle chiese, mentre cortei di flagellanti percorrevano le città che i ricchi avevano abbandonato sperando di evitare il contagio.

La crisi del Trecento
La peste nera (1347-1351) rappresentò il momento più drammatico della crisi del Trecento. Carestie, epidemie, guerre e devastazioni falciarono la popolazione europea riducendola di un terzo o di un quarto.
La produzione agricola diminuì, scambi e attività manifatturiere si contrassero, grandi compagnie fallirono. Al crollo economico e demografico seguì una fase di lenta ripresa e di riconversione: si incrementarono le colture specializzate e l’allevamento, mentre la disponibilità di manodopera rurale a basso costo favorì la diffusione del lavoro a domicilio. Le condizioni di vita di contadini e operai rimasero comunque molto dure e l’intero secolo fu costellato di rivolte e sommosse.

 

ATTIVITÀ PER LE COMPETENZE

1- Quale ceto è il protagonista dei secoli conclusivi del medioevo? Per quale motivo?

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2- Come descriveresti gli anni del papato ad Avignone?

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3- Descrivi il fenomeno delle jacquerie. Quale importante guerra si stava combattendo, nel frattempo?

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4- Descrivi la politica di Federico Barbarossa.

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5- Quali fattori provocarono la crisi del secolo XIV?

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