Curcio Medie

Statista tedesco (Schönhausen 1815 - Friedrichsruh 1898).


Nacque da nobile famiglia di proprietari terrieri prussiani (Junker). Avviatosi alla carriera politica, partecipò, fin dal 1847, alle diete della Confederazione Germanica, prendendo posizione in favore dei gruppi conservatori, schierandosi contro quei movimenti che tendevano all'unione federale di tutti gli Stati tedeschi e sviluppando contemporaneamente una politica tendente all'eliminazione della potenza asburgica dalle questioni tedesche. Rese subito espliciti gli aspetti della sua personalità e della sua passione politica che erano soprattutto dirette a fare gli interessi e a rafforzare la potenza del sovrano di Prussia, palesando in questo il sentimento e la concezione del patriottismo e del senso dello Stato della aristocrazia prussiana, così come rese palesi le sue capacità nelle trattative internazionali. Ebbe, infatti, incarichi diplomatici e fu ambasciatore a Pietroburgo e a Parigi, dove, nel novembre del 1862, veniva richiamato da Guglielmo I che gli affidò la presidenza del Gabinetto. B. trovò il Parlamento in aperto conflitto con il re per la questione dell'approvazione delle spese militari e, dopo vani tentativi di conciliazione, ne dispose lo scioglimento. Guadagnatosi quindi il favore di Alessandro II di Russia con l'appoggio dato alla repressione zarista durante l'insurrezione polacca del 1863 e procuratosi, con abili mosse diplomatiche, la non ingerenza dell'Inghilterra, riuscì a stipulare un'alleanza militare con l'Austria contro la Danimarca per ottenere da quest'ultima la cessione dei ducati tedeschi dello Schleswig, dello Holstein e del Lauenburg. La campagna fu breve e si concluse vittoriosamente con la convenzione di Gastein (1865), ma i ducati non vennero assegnati alla Prussia, come B. avrebbe desiderato, bensì suddivisi tra i due vincitori. Niente però poteva ormai fermare lo statista tedesco nella sua politica di supremazia sull'Austria: infatti, nel 1866, attraverso l'opera di mediazione di Napoleone III, egli strinse un patto di alleanza con il Regno d'Italia, desideroso di annettersi il Veneto ancora in in mano degli Austriaci, e mosse guerra all'Austria. Questa, sconfitta clamorosamente a Sadowa, con la pace di Praga (agosto 1866), perdeva ogni possibilità di preponderanza in Germania: cedeva infatti alla Prussia i ducati già danesi, l'Hannover e Francoforte, consentendo così che alla vecchia Confederazione Germanica si sostituisse la nuova Confederazione del Nord guidata dalla Prussia e di cui B. divenne cancelliere. Il successo di B., che aveva anche saputo abilmente eludere le richieste francesi di compenso per l'aiuto prestato, fu completo e non mancò di riflettersi sul comportamento della Camera, dove la resistenza opposta fino ad allora dai deputati andò diminuendo e dove si costituì il nuovo partito nazionale liberale, che concesse immediatamente al cancelliere la sanatoria dei bilanci non regolarmente approvati negli anni precedenti. Dal 1867 B. iniziava una politica di irrigidimento nei rapporti franco-prussiani, irrigidimento che, aggravatosi ancor più in occasione della vacanza del trono di Spagna, con la proposta tedesca della candidatura di Leopoldo di Hohenzollern, doveva condurre alla crisi dell'estate del 1870. Napoleone III, sebbene la Francia si trovasse completamente isolata e nell'impossibilità di sostenere l'urto dell'esercito prussiano, ingannato dall'abile gioco diplomatico di B. e spinto dall'opinione pubblica francese, fu costretto a dichiarare la guerra. Questa, data l'eccezionale potenza militare prussiana, già sperimentata contro l'Austria, si concluse rapidamente con la sconfitta della Francia. Con l'offerta della corona di imperatore a Guglielmo I di Germania, fatta a Versailles (18 gennaio 1871) dai principi tedeschi, accortamente preparati da B., e con il Trattato di Francoforte (10 maggio 1871), con cui la Francia perdeva l'Alsazia e la Lorena e veniva costretta al pagamento di un'ingente indennità di guerra, si era giunti alla realizzazione del programma di B.: l'Austria e la Francia erano state successivamente sconfitte e l'Impero Germanico, potente unità tedesca sotto la guida degli Hohenzollern, era ormai una realtà. Attuato in tal modo il piano piccolo tedesco della unità germanica, soprattutto basandosi sulla forza militare e togliendo al movimento nazionale tedesco ogni idealità liberale, B.divenne arbitro non solo della situazione interna, ma anche di quella europea. Dal 1873 al 1878 la politica interna del cancelliere fu caratterizzata dal Kulturkampf (la lotta per la civiltà), diretta contro il partito cattolico e svolta anche in seguito alle decisioni del Concilio Vaticano I sull'abolizione delle prerogative dello Stato nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche, lotta per cui fu necessario a B.appoggiarsi ai liberali nazionali. Sempre nel 1873, con la stipulazione del Patto dei Tre Imperatori (Germania, Austria e Russia), B. portava avanti quella politica di alleanze che doveva sfociare nel Trattato della Triplice Alleanza con l'Italia e l'Impero austro-ungarico; esso ebbe luogo, in effetti, nel 1882, anche dietro le insistenti sollecitazioni dei circoli militaristi della corte italiana, impressionati dalla politica diffidente di B.manifestatasi al Congresso di Berlino (1878) e dall'appoggio dato da B. alla Francia per l'occupazione di Tunisi. La stipulazione della Triplice non trattenne tuttavia B. dallo stringere nuovi rapporti con la Russia e dal concludere con lo zar dei patti segreti, noti come Trattati di controassicurazione (1884); una politica, cioè, che tendeva a neutralizzare le potenze continentali europee in un equilibrio di forze (il concerto europeo, come fu detto), di cui egli poteva essere arbitro, e a controbilanciare l'altra grande potenza rivale, l'Inghilterra, verso cui B. condusse sempre una politica di estrema cautela. Negli ultimi anni di potere, B. si orientò verso il protezionismo e l'espansione coloniale e, per il timore del crescente potere dei socialisti, abbandonò l'alleanza con i liberali nazionali per ripiegare su una coalizione reazionaria, da dove colpire con duri provvedimenti il movimento socialista e determinarne l'illegalità. Morto nel 1888 Guglielmo I e succedutogli, dopo il brevissimo regno di Federico III, Guglielmo II, meno conservatore dei suoi predecessori, B., venuto a contrasto con il kaiser, fu costretto a dimettersi nel marzo del 1890 e, ritiratosi nelle sue terre, si dedicò alla stesura delle sue memorie, non mancando tuttavia di criticare e influenzare, anche da lontano, l'operato dei suoi successori.