Curcio Medie

C’è chi pensa che non sia possibile classificare le diverse forme di stato, perché ogni stato è un caso a sé stante con caratteristiche irripetibili.
In realtà non è così, perché delle classificazioni sono possibili sulla base del diverso modo in cui si strutturano i tre elementi fondamentali costitutivi dello stato: territoriopopolo, sovranità.

Quanto al territorio, lo stato può essere unitario o federale
Unitario è lo stato in cui l’autorità centrale si esercita nello stesso modo e per tutte le questioni sull’intero territorio.
È il caso della Svezia, dell’Algeria, dell’Iran, del Perù. Nello stato unitario si possono avere forme di maggiore o minore accentramento dell’autorità che concede o riconosce autonomia di governo a tutte o ad alcune delle sue regioni. Ampie autonomie esistono in Belgio, Spagna, Gran Bretagna e in Italia.

Lo stato federale è costituito invece da diverse entità politiche che si autogovernano delegando, però, alcune funzioni a un’autorità superiore, federale appunto. Possono variare il tipo e il numero di tali funzioni, ma in genere riguardano la difesa, la rappresentanza esterna, alcuni settori decisivi dell’economia, il controllo della moneta federale. È il caso della Svizzera, dell’India, del Brasile e degli Stati Uniti. Anche l’Urss era una unione di repubbliche, le stesse che, dopo la sua disgregazione, si sono trasformate in stati indipendenti.

Appare chiaro che fra autonomia e autogoverno esiste una radicale differenza: nel primo caso lo stato riconosce poteri alle regioni autonome, nel secondo sono queste che delegano una parte dei loro poteri all’autorità federale.
Quanto al popolo lo stato può essere nazionale o plurinazionale

È nazionale se i suoi cittadini appartengono a una sola nazione, parlano cioè la stessa lingua, hanno lo stesso patrimonio culturale e si sentono legati da una comune storia. È il caso della Francia, della Polonia, del Giappone.

È plurinazionale se, invece, appartengono a diverse nazioni, com’è il caso della Svizzera dove convivono tedeschi, francesi e italiani, o dell’ex Cecoslovacchia, dove coesistevano slovacchi e cechi.

Si preferisce parlare di stati multietnici quando a convivere sono diverse etnie, come accade in Cina, negli Stati Uniti e in India.
Razzisti si chiamano gli stati che, per legge, negano agli abitanti di una etnia il diritto di cittadinanza, come è accaduto per decenni in Sudafrica, dove ai neri vennero negati gli stessi diritti dei bianchi fino al graduale superamento del regime di apartheid seguito all’elezione di Frederik de Klerk (1989).
Nello stato nazionale cittadinanza e nazionalità coincidono; negli altri, invece, le minoranze nazionali o etniche spesso premono per costituire uno stato indipendente, generando tensioni e talvolta guerre.
Non è un fatto nuovo: già nel secolo XIX lo stesso Regno d’Italia si è formato attraverso tre guerre di indipendenza e molte altre nazioni europee hanno approfittato della catastrofe degli imperi austroungarico, tedesco e russo nella prima guerra mondiale per costituirsi in stati indipendenti. Oggi la tendenza a far coincidere stato e nazione si manifesta o come spinta delle minoranze a staccarsi dallo stato in cui sono inserite (vedi gli irlandesi del Nord dalla Gran Bretagna e i baschi dalla Spagna) o come tentativo di infrangere i legami federali esistenti (come è accaduto con la disgregazione dell’Unione Sovietica e della Jugoslavia).
Quanto infine alla sovranità e al suo esercizio la distinzione più appariscente emerge fra monarchiarepubblica.


Nella monarchia il capo dello stato è tale per diritto di nascita e, se non abdica, cioè non lascia il trono per sua scelta, lo conserva a vita. Si chiama assoluta la monarchia in cui il sovrano assomma in sé tutti i poteri, seppure ne delega l’esercizio a specifici organismi; costituzionale quella in cui il re è tenuto a rispettare un patto scritto a cui anche lui deve sottostare. In tal caso i poteri sono divisi e la preminenza spetta all’organo che esercita il potere legislativo, se la costituzione è di tipo liberale, o all’organo che esercita il potere esecutivo, che del suo operato risponde esclusivamente al re, se la costituzione è di tipo autoritario. Al primo tipo appartengono le monarchie britannica, spagnola, olandese e belga; al secondo si ispirava quella fascista, che ha retto il nostro paese fra il 1925 e il 1946. Un esempio di monarchia assoluta è oggi l’Arabia Saudita.

Nella repubblica, il capo dello stato, e quindi presidente della repubblica, è eletto, secondo modalità diverse, per un numero determinato di anni. Sulla base di questa diversità le repubbliche sono distinte in parlamentari e presidenziali.
Nelle prime la sovranità popolare si esprime essenzialmente nel parlamento, che pertanto assume un ruolo centrale. A esso spetta esercitare il potere legislativo, concedere la fiducia al governo ed eleggere il capo dello stato. Nella repubblica presidenziale il capo dello stato è eletto direttamente dal popolo e concentra nelle sue mani parte del potere normativo e tutto il potere esecutivo: o dirige personalmente l’amministrazione o ne delega la gestione a un governo che risponde a lui del suo operato. Parlamentare è il regime delle repubbliche italiana, tedesca, greca, portoghese, indiana e israeliana; presidenziale è il regime di quella statunitense, francese, egiziana e brasiliana.

Il nodo reale, al di là delle forme, resta la questione dell’effettiva possibilità per il popolo di esercitare la sua sovranità. Per risolvere tale questione bisogna porre attenzione non solo alle norme scritte nelle costituzioni, ma alle reali condizioni in cui si svolge la vita politica e vengono gestite le istituzioni. Due termini possono servire a fare un po’ di chiarezza: democrazia e dittatura

Democrazia si ha quando, nel quadro di un sostanziale rispetto dei diritti di tutti, anche delle minoranze, la gestione dello stato è controllata dalla maggioranza dei cittadini e ci sono le effettive possibilità che tale maggioranza possa cambiare cedendo il campo a nuove maggioranze attraverso il voto. Ma spesso nelle democrazie la libertà di voto è condizionata e influenzata da gruppi economici, dai grandi mezzi di comunicazione di massa, da istituzioni religiose o addirittura da sette segrete o gruppi criminali.

Dittatura è il regime in cui il potere è totalmente nelle mani di una persona o di un gruppo/partito che dispone senza reale controllo popolare della gestione dello stato apparato e della vita dei cittadini. A fondamento di tali regimi sono il controllo o l’appoggio delle Forze armate e/o la disponibilità di una milizia armata. Non è difficile per le dittature – attraverso il controllo di tutte le attività economiche, l’uso spregiudicato e demagogico di stampa, radio e televisione e la censura su tutte le informazioni provenienti dall’estero – conquistare il consenso aperto o tacito di ampi settori della pubblica opinione.

Glossario

Apartheid. Politica di segregazione (separazione) razziale adottata dal Sudafrica nel dopoguerra e abrogata definitivamente solo nel 1994.

Demagogia. Ricerca del consenso popolare attraverso promesse, particolarmente di vantaggi economici, difficilmente realizzabili.

Multietnico. Popolato da diversi gruppi etnici, ciascuno dei quali ha comunanza di origine, lingua, usi, costumi, credenze e riti religiosi.

 

ATTIVITÀ PER LE COMPETENZE

1- Quando si parla di democrazia?

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2- Quando si parla di dittatura?

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3- Spiega la distinzione fra monarchia e repubblica.

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4- Cos'è la multietnia? Pensi di vivere in uno stato multietnico?

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5- Rispetto al territorio come può essere lo stato? E rispetto al popolo? 

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