Curcio Medie

Mare dell’emisfero settentrionale esteso per quasi 3 milioni di km2, il Mediterraneo, il cui significato letterale è «mare tra le terre» e chiamato dai romani mare nostrum, è un bacino quasi chiuso, rinserrato tra le coste dell’Europa meridionale, dell’Asia occidentale e dell’Africa settentrionale.
Culla di alcune tra le più grandi e antiche civiltà, questo mare ha per secoli assolto essenziali funzioni di scambi economici e culturali fra tre continenti, compito che mantiene tuttora, nonostante le varie difficoltà di tipo soprattutto politico.
Viene usualmente distinto nei bacini occidentale e orientale, messi in comunicazione attraverso il canale di Sicilia. Poco ampio il bacino occidentale, formato dal mare delle Baleari, dal mar Ligure e dal Tirreno; assai più ampio il bacino orientale, costituito dall’Adriatico, dallo Ionio, dal Mare Africano, dal mar di Levante, dall’Egeo e dal mar di Marmara. Fra i passaggi naturali obbligati più notevoli sono lo stretto di Messina, che consente le comunicazioni tra il Tirreno e lo Ionio, il canale d’Otranto tra l’Adriatico e lo Ionio, e lo stretto dei Dardanelli tra l’Egeo e il mar di Marmara. Le sue acque comunicano a ovest con quelle dell’oceano Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra, largo 15 Km e profondo al massimo 300 m, e a est come il Mar Nero mediante lo stretto del Bosforo. Il collegamento con il Mar Rosso, e quindi con l’oceano Indiano, è reso possibile grazie al canale di Suez, passaggio artificiale costruito proprio per questo scopo nella seconda metà del XX secolo. A sud le coste del Mediterraneo sono piuttosto basse e regolari, se si eccettuano quelle del Maghreb africano, mentre a nord e a est sono solitamente alte e frastagliate e presentano due grandi penisole, quella italiana (posta tra il bacino orientale e quello occidentale) e quella balcanica. Molte le isole e gli arcipelaghi presenti nelle sue acque: tra le prime ricordiamo la Sardegna, Sicilia, Corsica, Creta, Cipro; per i secondi l’arcipelago toscano, le Cicladi, le Ionie, le Sporadi.

La profondità del Mediterraneo varia tra i diversi bacini: la misura media è di 1498 m; quella massima, misurata nel bacino dello Ionio presso capo Matapan supera i 5000 m. Le acque hanno temperatura costante perché quelle fredde dell’Atlantico non penetrano in massa attraverso lo stretto di Gibilterra. Anche alla profondità di 400-500 m la temperatura si aggira costantemente sui 12-13 °C. Ampie variazioni presentano invece gli strati superficiali, che risentono in misura notevole dei mutamenti climatici: si può passare, infatti, da temperature di 10 °C in gennaio a temperature di 25 °C in luglio. Anche la salinità è diversa nei vari bacini (passa dai 39 millesimi nel mare di Levante ai 36 millesimi nei pressi dello stretto di Gibilterra ed è inferiore nell’Adriatico e nell’Egeo settentrionale) e dipende direttamente dalla forte evaporazione (v.passaggi di stato): si pensi che ogni giorno evapora una massa d’acqua di 4144 km2. Le diversità di temperatura e di salinità delle acque del Mediterraneo, rispetto a quelle dell’Atlantico, provocano una duplice corrente: le acque del Mediterraneo, più dense e pesanti, scorrono in profondità ed entrano nell’Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra, mentre le acque dell’oceano penetrano nel Mediterraneo scorrendo in superficie. Quest’ultima corrente, giunta presso la Sicilia, si divide in due rami, uno dei quali risale il Tirreno, mentre l’altro va verso est.

Rispetto agli altri mari che presentano una connessione più diretta con gli oceani, il Mediterraneo è quasi del tutto privo di maree. Esiste comunque una stretta fascia, alta poco meno di mezzo metro, che può essere osservata sui substrati rocciosi e che rappresenta la zona di transizione tra l’ambiente emerso e quello sommerso. La particolare morfologia, le caratteristiche chimico-fisiche e la complessa storia geologica rendono ragione del peculiare e ricco popolamento animale e vegetale nel Mediterraneo.
Attualmente particolarmente pressante è divenuto il problema dell’inquinamento. Gli effetti di tale fenomeno sono resi infatti estremamente pericolosi dai limitati collegamenti del Mediterraneo con gli oceani (si è calcolato che per un ricambio completo delle acque attraverso lo stretto di Gibilterra sarebbero necessari 5000 anni) e dal continuo aumento dell’industrializzazione delle sue coste.