Curcio Medie

Eresia contro il culto delle sacre immagini, comparsa nell’Impero bizantino nei secoli VIII e IX. Capi e promotori ne furono gli stessi imperatori bizantini, primo fra tutti Leone III l’Isaurico. La storia dell’iconoclastia si divide in due tempi, separati l’uno dall’altro da un periodo di calma, durante il quale si celebrò il VII concilio ecumenico (o II Concilio di Nicea, 787) che definì l’aspetto dogmatico della questione. Il primo a iniziare le ostilità contro le immagini fu, come si è detto, Leone III l’Isaurico nel 725, indotto a ciò in gran parte dall’eresia manichea contraria a ogni rappresentazione materiale, e inoltre dai reali abusi che nel frattempo si erano verificati e dalla mania riformatrice dell’imperatore. Prima di tutto egli attirò alle sue idee alcuni vescovi tra cui Teodoro di Efeso e Tommaso di Claudiopoli. L’episcopato bizantino accettò l’iconoclastia, mentre i patriarcati melchiti, quelli cioè di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, la rifiutarono. Gregorio II protestò vivacemente e così pure Gregorio III; ma l’imperatore reagì con energia confiscando i beni della Chiesa. A Leone III, nel 740, succedette il figlio Costantino V detto «il Copronimo», il quale convocò nel 754 presso Costantinopoli un concilio in cui ben 338 vescovi condannarono clamorosamente il culto delle immagini. Molti furono i martiri e molti affreschi, mosaici, manoscritti illustrati, chiese furono distrutti. Il successore, Leone IV (775-780), mitigò alquanto la persecuzione. Ma alla sua morte prese il governo la vedova Irene che cercò di riparare a tanto scempio e, con l’appoggio di Adriano I, tentò di far convocare un concilio. Dopo varie traversie il concilio poté riunirsi a Nicea nel 787, e fu spiegato e definito legittimo il culto delle immagini. Ma nell’813, divenuto imperatore Leone Bardas con il nome di Leone V, ricominciò il furore iconoclasta con nuove orrende devastazioni e persecuzioni. Soltanto nell’842, con la reggenza di Teodora, reggente al posto del figlio minorenne Michele III, a poco a poco tutto ritornò alla normalità.