Curcio Medie

Posizione di chi nega l’esistenza di Dio o di una realtà soprannaturale.
Già nell’antica Grecia alcuni sofisti (Diagora di Melo, Crizia, Protagora) avevano negato l’esistenza degli dei (ateismo teorico), mentre Epicuro sostenne che l’uomo deve agire come se gli dei non esistessero (ateismo pratico). L’ateismo si espresse con diverse formulazioni, talvolta così sottilmente elaborate da risultare di difficile interpretazione. Si distinguono infatti: l’ateismo dogmatico, pura credenza perché non pone il problema in termini filosofici; l’ateismo agnostico e scettico, che nega all’uomo la possibilità di conoscere Dio; l’ateismo critico, che non considera valide tutte le argomentazioni tradizionalmente proposte, ma non esclude la legittimità della fede in Dio; l’ateismo celato in dottrine che identificano Dio in un ente che non è il Dio tradizionale.
Nel medioevo non si registrano fenomeni di ateismo, che invece ricomparve in alcune correnti filosofiche rinascimentali, che individuavano nell’ammissione dell’esistenza di Dio un impoverimento delle prerogative umane. Similmente l’ateismo ebbe larga diffusione nell’illuminismo, un periodo in cui era diffusa la convinzione che la ragione umana potesse guidare razionalmente ogni aspetto della vita. In tal senso, l’affidarsi a una dottrina religiosa e dogmatica, oltre a essere considerato una forma di debolezza propria degli individui meno acculturati, veniva interpretato come un limite posto alle facoltà di conoscenza umane.
Nel XX secolo l’ateismo si è diffuso enormemente; talvolta si è arricchito delle teorie proprie dell’agnosticismo, che ha contribuito a far venir meno la tradizionale componente negativa dell’ateismo inteso come atteggiamento deviante rispetto alla norma espressa dal teismo. Presso i sostenitori del neopositivismo e del marxismo l’ateismo è divenuto la condizione essenziale per edificare l’umanesimo storico, che permette all’uomo di sfuggire all’alienazione derivante dall’ammissione di Dio.