Curcio Medie

Giulio Cesare tentò di risolvere l’importante problema della densità urbana progettando un grande piano urbanistico per l’ampliamento della zona edificabile.
Il piano, non attuato, prevedeva la lottizzazione del Campo Marzio e l’unione di questo con i terreni extra Tevere, Vaticano e Trastevere, ottenuta con importanti lavori per la deviazione del corso del fiume.
I collegamenti con il centro (il Foro) sarebbero stati assicurati con importanti opere: la demolizione del quartiere popolare sorto ai piedi del Campidoglio e lo sbancamento del terreno tra il Campidoglio e il Quirinale, allora uniti da una sella.

Augusto, invece di intraprendere piani così radicali, tentò di spostare il centro della città verso il Campo Marzio, che divenne così, in epoca augustea, il quartiere ufficiale con la costruzione di imponenti opere. Si deve ad Augusto l’annessione dei sobborghi e la divisione della città in 14 regioni: 7 pomeriali e 7 extrapomeriali (rispetto alla cinta di Servio Tullio).

Uno degli incendi che frequentemente scoppiavano nella città, così densa di edifici spesso in legno, divampò nel 64 d.C. sotto l’impero di Nerone e fu veramente catastrofico, tanto da distruggere tre regioni e danneggiarne almeno sette. Seguì un piano regolatore che non previde grandi opere o costruzioni, bensì norme tese a impedire densità tanto alte come in passato, specie nei quartieri popolari, stabilì le altezze massime dei fabbricati inferiori a quelle ormai consuete, l’uso dei portici, l’isolamento degli edifici pubblici, maggiori sezioni stradali per le vie di comunicazione (larghezza minima 8 m), l’abolizione degli angoli acuti e delle forti pendenze, piazze e incroci più ampi. Prevedeva altresì l’incremento delle opere pubbliche quali i bagni, le palestre e un compenso per i cittadini che costruivano spontaneamente. Nerone inoltre iniziò a costruire per sé una enorme dimora sul colle Oppio, nota come Domus Aurea per il suo splendore.

Traiano condusse un’altra importante opera di urbanizzazione facendo tagliare la sella esistente tra il colle Campidoglio e il Quirinale, per creare la sede dell’importante complesso (Foro e mercati) che portano il suo nome.

Aureliano arricchì la città di un giro di mura che chiude un territorio molto più ampio di quello serviano.

Costantino trasportò la capitale a Bisanzio e da allora il maggiore interesse degli imperatori si spostò al di fuori di Roma. Iniziò la costruzione delle prime basiliche cristiane: è questa la seconda Roma.

Alla fine del III secolo la città, circoscritta dalle mura aureliane, risultava divisa in zone (quartieri) di diverso tipo:

- il complesso dei Fori che corrispondeva al centro degli affari;

- il Palatino, zona augustea, rappresentava il centro del potere in quanto Augusto vi aveva stabilito la sua semplice residenza, ampliata sotto Tiberio, che alla fine con Settimio Severo occupava tutto il Palatino, circondato da giardini e ville;

 

 

- il Campidoglio, che rappresentava la vera acropoli, zona sacra delle antiche tradizioni;

 

- Trastevere e la Suburra, interna all’antica cinta serviana, erano quartieri a carattere popolare;

- Campo Marzio, ricco di grandi monumenti, gradualmente venne a formare, con l’edilizia residenziale, il quartiere più signorile;

- l’Esquilino, il Viminale, il Quirinale ospitavano le domus e le ville dei ricchi;

- Testaccio rappresentava il quartiere commerciale della città per i facili collegamenti, attraverso il fiume, con Ostia.

Splendide ville circondavano queste zone: gli Horti Luculliani e Sallustiani sul Pincio e sul Quirinale, gli Horti di Mecenate, di Lamiano e Liciniano sull’Esquilino, gli Horti Serviliani a sud dell’Aventino e gli Horti di Agrippina e di Domizia nella regione transtiberina.
Inoltre, il verde di Campo Marzio con i giardini di Agrippa, il Tevere, i boschi sacri, erano tutte zone di respiro per questa Roma così popolosa. Al centro: un insieme di grandi edifici pubblici come basiliche, biblioteche, teatri, anfiteatri, stadi, terme, templi, ma anche archi di trionfo, colonne commemorative, porticati. Tutti monumenti che rendevano splendida e affascinante questa città, tanto da intimidire più tardi, anche se in rovina, le popolazioni barbariche divenute più potenti di Roma.